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La Valutazione di impatto sociale (VIS)

Cosa succede se non ci limitiamo a raccontare cosa fa la nostra organizzazione in termini di attività (i c.d. output) ma cerchiamo anche di raccontare il perché lo fa, con quali obiettivi e quale cambiamento (c.d. outcome) produciamo nella nostra comunità di riferimento, nel breve, medio e lungo termine, per renderla più inclusiva, sostenibile e coesa?

Succede (o dovrebbe succedere) che dovremmo attivare processi di apprendimento e riflessività al nostro interno che potrebbe portarci a mettere in discussione le nostre scelte, aiutare la nostra realtà ad essere più fedele alla propria mission o a ridefinire la mission in relazione ad un mutato contesto socio-economico e, al contempo, garantire ai nostri stakeholders, anche detti portatori di interesse, l’accesso alle informazioni necessarie per indirizzare il nostro operato (pensate agli utenti ma anche ai collaboratori retribuiti e volontari) e/o per valutare se e quanto sostenerci economicamente (come i donatori e le Pubbliche Amministrazioni). Questa è in sostanza la valutazione di impatto sociale. È quindi un dare valore alle singole attività promosse dall’Ente e non un giudicare l’Ente in quanto tale né un dare una valutazione generica a tutte le attività eventualmente realizzate.

Immaginate un’associazione di promozione sociale sportiva dilettantistica che opera nel settore della disabilità mentale. Potrebbe limitarsi a raccontare quali iniziative ha organizzato nel corso dell’anno e con quale partecipazione di soci e/o utenti, oppure potrebbe raccontare perché è importante per i soci/utenti partecipare alle attività, come queste attività possono aiutare anche i relativi famigliari, se e come è migliorata l’autonomia, la capacità di socializzazione e la condizione di salute dei partecipanti e se, eventualmente, è diminuita anche la somministrazione di farmaci, con il conseguente impatto sul Servizio Sanitario e, alla luce di tali informazioni, valutare se e come ridefinire le modalità organizzative delle attività.

La valutazione di impatto sociale assume anche un ruolo fondamentale nell’affidamento dei servizi di interesse generale ad Enti del Terzo Settore: l'art. 4, comma 1, lettera o) della legge delega prevede infatti l'individuazione di «criteri e modalità per l'affidamento agli enti dei servizi d'interesse generale, improntati al rispetto di  standard di qualità e impatto sociale del servizio, obiettività, trasparenza e semplificazione... nonché criteri e modalità per la verifica  dei risultati in termini di qualità e di efficacia delle prestazioni».

Per supportare gli Enti del Terzo Settore il Ministero del Lavoro, in ottemperanza a quanto previsto dalla Legge delega di riforma (art. 7 della Legge 106/2016), ha approvato le relative Linee guida con il Decreto 23 luglio 2019, pubblicate in Gazzetta Ufficiale il 12 settembre scorso. Si tratta, come indicato nel Decreto, di uno strumento sperimentale di valutazione, finalizzato a generare un processo concettuale e al contempo misurabile nel medio e lungo termine.

 

I “piccoli” Enti del Terzo Settore non sono in ogni caso obbligati alla VIS.

La misurazione di impatto può essere richiesta da Pubbliche Amministrazioni che “intrattengono rapporti” (convenzione, accreditamento, appalti) con l’Ente del Terzo Settore quando gli interventi e le azioni siano

- di media e lunga durata, ossia almeno diciotto mesi,

- di entità economica superiore ad euro 1.000.000,00,

se sviluppati in ambito interregionale, nazionale o internazionale.

Il Ministero pertanto non prevede che sia richiesta la VIS per le attività a livello locale o comunque per attività con budget inferiori a un milione di euro. Quando è richiesta la VIS, i relativi costi di elaborazione – che dovranno essere proporzionati al valore dell'intervento – dovranno essere inclusi nei costi complessivi finanziati; potranno essere impiegati secondo tempi differiti rispetto all'esecuzione delle attività in modo da cogliere gli impatti di medio e lungo periodo collegati al progetto. 

Il tema della VIS si apre inoltre per chi è tenuto ad approvare il bilancio sociale in quanto nella sua elaborazione è necessario prendere in considerazione anche la valutazione di impatto sociale: si tratta delle imprese sociali, chiamate ad approvarlo a prescindere dai volumi di entrate, e degli Enti del Terzo Settore con ricavi, rendite, proventi o entrate comunque denominate superiori ad 1 milione di euro.

 

Processo e misurazione: elementi caratterizzanti la valutazione di impatto sociale.

Premesso che esistono diversi approcci per misurare l’impatto sociale e che l’approccio deve prendere in considerazione le caratteristiche dell’organizzazione in termini di attività, beneficiari e dimensioni (il sistema deve essere strutturato in modo da assicurare un elevato grado di autonomia degli enti), le Linee guida non entrano tanto nel merito ma definiscono alcuni principi e contenuti minimi, ossia:

1) il sistema deve essere connesso agli obiettivi strategici dell’organizzazione (c.d. principio della intenzionalità);

2) devo esaminare tutte le informazioni necessarie a far emergere l’interesse generale perseguito e la dimensione comunitaria dell’attività svolta (c.d. principio della rilevanza);

3) le informazioni devono essere precise, veritiere, eque ed attendibili quindi con specifica indicazione delle fonti dei dati (c.d. principio di affidabilità);

4) è necessario identificare le dimensioni di valore che le attività perseguono e gli indici e gli indicatori coerenti con le attività oggetto della valutazione (c.d. principio di misurabilità);

5) i dati devono essere riportati utilizzando sempre la stessa struttura e dare riferimento allo stesso periodo (c.d. principio della comparabilità);

6) deve essere comunicata esternamente (c.d. principio di trasparenza e comunicazione) e deve essere dato conto del processo partecipativo degli stakeholders alla sua definizione (con quali strumenti li abbiamo coinvolti? Quanto siamo riusciti a coinvolgerli? Quali sono gli esiti?) attraverso gli strumenti di comunicazione dell’ETS (sito internet proprio o della rete associativa a cui aderisce).

 

La definizione del processo

Il processo per arrivare a misurare l'impatto sociale dovrà prevedere le seguenti fasi:

1.  analisi del contesto e dei bisogni partecipata dagli stakeholders;

2. pianificazione degli obiettivi di impatto;

3. analisi delle attività e scelta di metodologia, strumento, tempistica della misurazione rispetto agli obiettivi prefissati e alle caratteristiche dell'intervento;

4.  valutazione: attribuzione di un valore, ossia di un significato ai risultati conseguiti dal processo di misurazione;

5. comunicazione degli esiti della valutazione che costituiranno la base informativa per la riformulazione di strategie e conseguenti obiettivi che l'organizzazione si porrà per lo sviluppo futuro delle proprie iniziative.

 

Il metodo di valutazione

Il processo vede l’analisi di:

1) le risorse impiegate (risorse umane, strumentali, finanziarie);

2) le attività organizzate;

3) i beni/servizi prodotti dall’attività (output) di cui normalmente si misura la quantità e a volte la qualità;

4) gli effetti nel medio-lungo termine (sopra i 18 mesi) generati (outcome);

5) il cambiamento sostenibile di lungo periodo nelle condizioni delle persone o nell’ambiente che l’intervento ha contribuito parzialmente a realizzare, poiché influenzato anche da altre variabili esogene (l’impatto).

 

Proprio in considerazione della scelta di adottare Linee guida molto leggere, diventa di fondamentale importanza il ruolo che le reti associative ed i centri servizi potranno assolvere nel supportare le organizzazioni coinvolte.

Del pari il Forum del Terzo Settore ed il CSV- NET potrebbero, con il supporto del mondo accademico, costituire un database aperto degli indicatori per facilitare i processi valutativi.

 

Arsea Comunica n. 74 del 26/09/2019

 

 

 

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