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La scelta del 5 per mille e l’audit dell’Agenzia delle Entrate sui comportamenti degli intermediari.

Il 18 luglio la Corte dei Conti ha depositato un interessante studio sul 5xmille trasmesso al Parlamento, ai Ministeri interessati e agli organismi di rappresentanza delle organizzazioni del privato sociale: le Amministrazioni dovranno adottare entro sei mesi misure che rispondano ai rilievi della Corte.

Non si tratta del suo primo intervento: ci sono stati infatti tre precedenti a seguito dei quali sono state approvate modifiche normative all’istituto. E’ stata sollecitata una semplificazione procedurale che ha portato alla stabilizzazione dell’istituto per cui gli iscritti non devono più presentare annualmente l’istanza; è stata richiesta maggiore trasparenza ed è stato così introdotto l’obbligo in capo all’Amministrazione erogante di pubblicare on line gli elenchi dei soggetti beneficiari, della data e dell’importo erogato così come è stato richiesta e ottenuta l’individuazione, tra i potenziali beneficiari del “Ministero dei beni e delle attività culturali, gli istituti del ministero dotati di autonomia speciale e gli enti senza scopo di lucro, legalmente riconosciuti, che realizzino, conformemente alle proprie finalità principali, attività di tutela, promozione o valorizzazione e che dimostrino di operare in tale campo da almeno cinque anni.”

Dall’analisi della Corte dei Conti, alla luce dei rilievi dell’Agenzia delle Entrate, è emerso il problema della “interferenza nel processo decisionale dei contribuenti da parte dei centri di assistenza fiscale (Caf)” realizzata attraverso:

- la promozione pubblicitaria, con la presenza di volantini e manifesti a favore delle associazioni collegate;

- “consigli” che invitavano verbalmente i contribuenti a scegliere determinate associazioni;

- la presenza, negli applicativi di compilazione delle dichiarazioni dei redditi, di sistemi automatici d’inserimento del codice fiscale degli enti collegati (menu a tendina).

La Corte dei Conti evidenzia però al contempo che un notevole numero di scelte a favore di associazioni collegate ai CAF potrebbe essere imputata alla comune matrice ideologica.

Accanto a questo fenomeno, sono stati accertati invii di scelte difformi dalla volontà dei contribuenti e la presenza di CAF che non conservando la documentazione cartacea relativamente alla scelta operata, di fatto impediscono ogni controllo.

ARSEA COMUNICA n. 66/2018 

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